MOSTRA FOTOGRAFICA
di Patrizia Wyss
Patty aveva un modo originale e solamente suo per approcciarsi alla creazione di un’immagine. Prima di ogni fotografia nutriva il bisogno di immergersi nella situazione, di capire, di approfondire, di metabolizzare. Non scattava perché bisognava scattare. Non era assetata dell’istantanea a tutti i costi, fotografava quando sentiva le vibrazioni della sua anima. Ogni sua fotografia era fine a se stessa e univoca. Leggi di più
Questa raccolta di immagini testimonia la passione per la documentazione di viaggio, non solo dal punto di vista narrativo, ma con la spiccata empatia che ha sempre caratterizzato l’autrice nella vita di tutti i giorni. La fotografia e il racconto come mezzi di comunicazione per affrontare tematiche d’attualità legate all’uomo che vive il terzo millennio.
L’acquisto degli scatti di Patty contribuirà a sostenere le attività di FIRENZE IN ROSA Onlus nella lotta contro il tumore al seno. L’esposizione delle fotografie sarà visitabile a Firenze dal 10 al 17 Ottobre 2021 presso il Semiottagono delle Murate – Piazza Madonna della Neve 8.
Il suo fotografare era anzitutto un progetto mentale, meditato nell’istante in cui, il desiderio della rappresentazione personale entrava a far parte della metamorfosi cerebrale. La sua ambizione primaria era quella di fissare e riportare un frammento di vita quotidiana. Quella del suo mondo interiore che, per innata discrezione, lasciava poco trasparire.I soli occhi non le sono mai bastati, il suo sguardo aveva bisogno di andare oltre la pura visione. Non la si vedeva mai “spianare” l’obiettivo di fronte a una persona. Neppure davanti a un paesaggio si approcciava con arroganza o indelicatezza. Patty era dotata di un rispettoso sesto senso che sbalordiva. Era invisibile quando metteva a fuoco.
Per lei la fotografia era il punto di arrivo di un pensiero, la fine di un’esperienza raccontata in un centoventicinquesimo di secondo.
Sapeva strappare sorrisi nella disperazione di uno slum di Calcutta, conquistare la simpatia di uno sconosciuto incontrato per caso in un caffè, creare la delicata intesa per illuminare gli occhi di una donna in chador. Patty, nello sconforto dei sud del mondo, sapeva dar luce alla vita.
Nonostante i colori, mai fuori posto, le sue fotografie non hanno mai avuto una chiave di lettura diretta. Avevano, e hanno tuttora, la necessità di essere contemplate oltre il bordo del fotogramma. Dove finisce il puro piacere dell’estetica. Dove iniziano le storie della vita di noi uomini del terzo millennio.
Giocava con le cromie, le manipolava, ne diventava padrona, per poi metterle nell’essenzialità caleidoscopica dei suoi pensieri. A volte provava a essere sconnessa nelle sue inquadrature, era attratta da questa idea di trasgressione visiva. Ma lei era rigorosa e disciplinata nella professione. E nella vita. La sua missione artistica era quella di abbellire il mondo
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